Ogni mattina un’astronave

Mi commuove ogni mattina la sincera ammirazione che mio figlio prova per gli operatori ecologici. È il picco della sua giornata - ahi noi già intorno alle 7 - quando il camion della nettezza svolta nella nostra via e due uomini smontano dal veicolo ancora in corsa, attaccati alla carrozzeria come indiani alla diligenza. Mio figlio allora si paralizza, la bocca spalancata, gli occhi sbarrati di incanto e col ditino puntato esclama uau, formula che altrimenti riserva soltanto ai regali di Natale e di compleanno. Per lui gli operatori ecologici sono eroi.

Ovviamente questo non vale soltanto per mio figlio (a ognuno piace pensare che il proprio sia speciale), infatti ho scoperto che si tratta di una passione che accomuna molti bambini. È il miracolo dell’infanzia. Quelle meraviglie che a raccontarle non rendono, ma che quando hai l’occasione di assistervi ti regalano emozioni travolgenti. Qualcosa poi nella vita si perde, subentrano giudizi arbitrari, si sospende - così si dice in teatro - l’incredulità, la capacità di accettare l’impossibile, di mantenere viva e intatta la propria emozione per le cose più semplici della vita. Dico delle banalità, lo so. Eppure ogni mattina quel ditino puntato e quel uau mi insegnano qualcosa. Ed è strano trovarsi a imparare da un coso di dieci chili che a malapena si regge in piedi, datemi retta. Eppure, tant’è. Sembra dirmi: guarda Babbo, guarda che ti sei perso. L’empatia. L’umiltà. La semplicità. Il camion della monnezza è un’astronave.

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