Non ti ho più rivista
Dell’Italia mi manca, tra le altre cose, la vivacità editoriale. Ogni volta che mi trovo a spostarmi per lavoro, mi ostino a ritagliarmi qualche minuto di perlustrazione per le grandi edicole del Bahnhof di turno. A Torino, a Milano, a Roma, riuscivo sempre a trovare conforto in qualche rivista, anche la più generalista, e attingere a qualche pagina di nuovi spunti. Il viaggio in treno acquisiva così una dimensione specifica: diventava “il Milano-Roma dell’articolo su Oggi”, ad esempio, oppure “il Firenze-Torino di quella nuova rivista letteraria”. Per anni ho sottolineato, ritagliato, conservato stralci di questi viaggi, con la speranza che prima o dopo mi sarebbero potuti tornare utili. Raramente è accaduto. Eppure speravo di proseguire la mia rituale esplorazione della locale offerta editoriale anche in Germania. Invece mi pare che la Germania abbia proprio abdicato all’editoria, che qui ci si accontenti della ristretta offerta di giornali locali e di una manciata di riviste specialistiche, attentamente categorizzate per settore. Penso a “Internazionale”, a “Linus”, a “Robinson”, alla cultura dell’inserto in genere, a “Limes”, a iniziative come “Sotto il Vulcano”, tra gli altri. Leggeremo anche meno, in Italia, ma mi pare che chi legge lo faccia con una gioia e una creatività che qui sono sconosciute.
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