Milano, amici mai
Al netto del macello, del traffico, delle code interminabili, del centro sovraffollato, al netto di una città bloccata per giorni - non c'è altro modo di dirlo - in cui anche prenotare un taxi diventa difficile, al netto di questo, sì, quest’anno mi manca non essere a Milano per la Design Week. A pianificare le esibizioni e le installazioni da visitare l’indomani, con la mappa in mano come se mi trovassi in una città diversa da quella in cui sono cresciuto, a riscoprirla palmo a palmo, questa Disneyland dell’arte dalla quale si ricevono continui stimoli, idee, dove ci si rifà gli occhi ad ogni angolo, dove una chiesa non è più una chiesa, una galleria non è più una galleria, dove tutto ciò che sembra non è più. E abbiamo voglia a lamentarci, ma ce la invidia il mondo intero questa manciata di giorni: qui in agenzia ne parlano con gli occhi sognanti, pronti a dare un braccio per sfuggire a questa primavera piovosa, per immergersi nel design milanese anche soltanto per qualche ora. Eppure mi ricordo bene quanto anche io, talvolta, abbia alzato gli occhi al cielo in vista di metà aprile, pensando al caos imminente, ai clienti fuori di senno dallo stress, alla rincorsa di un ritardo perenne (manco loro sanno come sia possibile, infondo le data e son quelle tutti gli anni). Come accade con l’amore, che si da per scontato tanto in fretta. Sempre, troppo in fretta. Ma, come cantava Venditti: "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.” Ti prendono alle spalle, a tradimento. Quando sei ormai troppo lontano.
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