Ma felice
Il mio rullino sul telefono è intasato di copertine di libri che mi forzo di non comprare e che mi rassegno a non leggere. Una via l’altra, le immagini superano per volume quelle che ritraggono mio figlio: con lui di tempo ne passo, eccome, con i libri, invece, per nulla.
È la triste rassegna di chi a breve non saprà più parlare l’italiano, incapace di evolversi nel linguaggio, di sviluppare nuove idee, di crescere nell’intelletto. Eppure felice. Perché l’alternativa è bella. Così mentre lui progredirà, il babbo regredirà a uomo delle caverne, esprimendosi a suoni e gesti, mentre lui comincerà a fare di conto, a imparare poesie a memoria, fino a quando non terneremo allo stato di partenza: uno che legge le storie all’altro, mentre quello non vivrà che di distinti primari.
Non mi pesa non leggere. Per nulla. È la prospettiva di diventare scemo, che mi disturba.
Ma felice. Occorre ripeterlo.
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