L’ultima spiaggia è il calcio operaio

C’è una soluzione ai problemi del calcio moderno, o per lo meno a buona parte dei suoi problemi. Questa soluzione ha l‘insospettabile aspetto di un agitatore di birre scure, lo sguardo sottile da scassinatore, il portamento di un magazziniere e due gambe da finalizzatore di razza; non due qualsiasi, ma quelle di Jamie Vardy. Che é arrivato dal buio a bordo di una bagnarola celeste, dal buio l‘ha traghettata fino alle stelle e poi, quando tutti hanno abbandonato la nave, lui ha scelto di affondarci. Nel 2016, capocannoniere della Premier League e la coppa tra le mani, avrebbe potuto giocare letteralmente ovunque. Chiunque, anzi, si sarebbe aspettato che il Vardy proletario avrebbe finalmente abbracciato fama e milioni come un Gazza qualsiasi, giocandoseli e bevendoseli alla faccia di qualche sceicco per il resto dei suoi giorni. Invece lui, stagione dopo stagione, è rimasto - da unico - al proprio posto. Il suo Leicester è di nuovo retrocesso e lui è rimasto al proprio posto. E ora lo ha riportato in Premier League, di nuovo lui, trascinandoselo sulle spalle da capitano. A 37 anni.

La soluzione ai problemi del calcio moderno si chiama Jamie Vardy e la sua ricetta prevede tre soli ingredienti: lealtà, passione, talento. E tutta la poesia del calcio operaio.

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