L’amore tardivo

Sgombriamo il tavolo: American Fiction è un bel film. Bon. Non serve dire altro: consigliato, da vedere rigorosamente in lingua originale. Le sfumature linguistiche, in questo caso, fanno tutta la differenza.

C’è un aspetto del film, tuttavia, che mi ha ispirato particolare simpatia, e non ha a che fare con il colore della pelle dei protagonisti.

Ho trovato estremamente gentile il modo in cui vengono costruiti gli intrecci amorosi tra cinquantenni. Di film che raccontano l’amore tra anziani intanto ce ne sono in abbondanza. L’amore teenage è all’ordine del giorno nelle serie tivù e le tribolazioni dei trentenni sono autobiografiche degli sceneggiatori (quindi sono la maggioranza).

L’amore tardivo dei cinquant’anni, invece, ha un che di delicatissimo, perché vede adulti fatti e finiti (e rifatti e rifiniti) riscoprire timidezze e insicurezze sepolte da decenni di esperienze felici e fallimentari. È commovente vedere donne e uomini che tanto hanno già vissuto, disfarsi di ingombranti bagagli per rivivere i fremiti dell’amore giovane. E sebbene non sia assolutamente questo il quid di American Fiction - tutt’altro - in fase di scrittura si nota che è stata dedicata particolare attenzione a questo aspetto, messo in scena (anche grazie ai bravissimi attori), con sincerità e dolce onestà.

parole: 201

Indietro
Indietro

Le ore d’arte

Avanti
Avanti

Quanto è bello Grigor Dimitrov