La preghiera del passero
Un passero infreddolito, osserva dal davanzale una famiglia comporre l’albero di natale. Li ha visti innalzarlo e addobbarlo, quel bellissimo albero, con un groppone alla gola. Dice il passero, che se loro vorranno dargli poche briciole del panettone e un cantuccio di torrone “da appuntirci il becco,” lui sarà felice di donare un poco di calore vero, umano, ai bambini della famiglia, di mezzo agli addobbi di latta, vetro e ovatta. “Che tenero frullo d’ale, in cambio vi posso dare!” promette, perché questo è tutto quello che ha da offrire.
Rodari scrive una preghiera laica che è un monumento alla bellezza. Di mezzo alle celebrazioni di latta, lo spirito del natale risiede nella carità e nel calore umano, vuole dirci. Più cattolico dei cattolici, il comunista Rodari ruba in casa del ladro, trasformando la preghiera di un passero in una parabola evangelica. Scevra però della retorica cristiana. Do ut des: la carità avviene su basi laiche, in cambio del poco torrone, l’uccello offre il suo frullo d’ale.
Non posso augurarmi di meglio per il natale del mio bambino. Come per quello di chiunque altro.
“La preghiera di un passero che vuol fare il nido sull’albero di Natale” di Gianni Rodari, edito da Einaudi, illustrato da Sarah Wilkins.
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