La più bella delle partite

Pietrangeli, 90 anni, ha negato a Sinner il primato: “Sono ancora io il migliore tennista italiano,” ha detto. Sinner, se non sul campo, ha già dimostrato di essere superiore a Pietrangeli fuori da esso (e, di fatto, lo è), fattore che nel tennis ancora ha un certo significato. Sinner rappresenta un esempio di umiltà e rispetto che, fosse anche soltanto per quest’ultimo - triste - intervento, risulta inarrivabile per Pietrangeli. Gente che a 90 anni ancora si sente in dovere di restare aggrappata al loro piedistallo dorato. Invece che sentirsi onorato di aver campato a lungo abbastanza da assistere al proprio passaggio di testimone, o semplicemente fortunato di aver potuto vivere fino a questa semifinale di Roland Garros, invece che sorridere riconoscente, Pietrangeli dimostra di appartenere a quella generazione che è convinta di essere la migliore in assoluto. Di avere giocato il tennis migliore, di avere visto i film più belli, di avere ascoltato la musica più coinvolgente, di avere vestito gli abiti più eleganti, di avere vissuto la vita più felice. E invece chi oggi ha avuto il privilegio di veder giocare Sinner contro Alcaraz sa fin troppo bene che il meglio deve ancora venire. Che, parafrasando Hikmet, la migliore delle partite non l’abbiamo ancora giocata, il film più bello non l’abbiamo ancora girato, la musica più coinvolgente non l’abbiamo ancora composta, il vestito più elegante non l’abbiamo ancora indossato e la giornata più felice non l’abbiamo ancora vissuta. Perché altrimenti, e sembra quasi sciocco dirlo, a cosa varrebbe vivere una vita così? Grazie Pietrangeli, messaggio ricevuto. Ora zitto, che serve Jannik.

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Qualcuno, nel mondo, che ti conosce

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Ho fatto arrabbiare l’algoritmo