Ho fatto arrabbiare l’algoritmo

È ufficiale. Il mio algoritmo mi odia. Un mese in un’agenzia di influencer marketing e non ci sta più a capire niente. Un giorno automobili, l’altro viaggi, un giorno creme per il viso, l’altro cellulari. Con una media di quattro diversi progetti a settimana, la linea di codice che ormai, dopo quasi quindici anni di onorato servizio, era convinta di conoscermi a menadito, oggi ha gettato la spugna. E ha cominciato a mostrarmi, a raffica, video di gente che si prende a sberle. Non metaforicamente. Proprio persone - grosse - che si prendono a ceffoni, col pubblico e tutto il resto, come se fosse un incontro pugilistico. “E allora beccati questo,” dice l’algoritmo. Beccati lo slapping. Così si chiama. Dei cretini che si prendono a pizze in faccia e puntualmente svengono o ci rimettono qualche dente (e qualche neurone, suppongo).

L’algoritmo sta cercando di dirmi qualcosa. Il messaggio è arrivato. Forte e chiaro. Fortissimo.

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A spese di tutti