La giusta misura

Giocando col bambino sono stato assalito da un pensiero a dir poco paranoico. Ovvero  la possibilità, la necessità anzi, di uniformare la scala dei giocattoli. Perché permettere infatti che i bambini giochino con elefanti che stanno comodamente seduti in un’ambulanza, o che un elicottero risulti essere più minuto di una tigre del Bengala? Che ci siano omini del Duplo grandi neanche la metà di un cesto di frutta, e aule di scuola che talvolta possono ospitare non più di un bambino di plastica alla volta.

Poco male? Non lo so.

Che idea si devono fare i bambini di un mondo già di per sé fuori scala, dove tutto appare già più grande di quello che in realtà è, dove per contro le nostre paure spesso vengono sminuite come scioccamente piccine. La giusta scala non risiede nella prospettiva, ma in una fattualità da comprendere e rispettare.

Il giocattolo, di per sé, è necessario che si presenti in scala ridotta - ci mancherebbe. Ma se ogni giocattolo poi risponde a una scala diversa, il mondo del bimbo si riduce a un caleidoscopio di pesi falsati.

Sarà mica questo il problema delle nuove generazioni! certo, me ne rendo ben conto. Eppure Pippi Calzelunghe è in grado di sollevare un cavallo non perché il cavallo è minuto, ma perché è lei ad essere eccezionalmente forte. Altrimenti mi crolla la morale!

Che bello sarebbe poi un mondo davvero in scala, dove certi dolori rispettano la giusta grandezza, dove certi amori si palesano 1:1 e non sproporzionati, belli poiché affrontabili.

Queste nostre piccole grandi vite, contese tra la percezione e la realtà. E pensare che bastava una direttiva dell’Unione Europea, no?

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