In tutta serenità
Sembravamo degli sfollati ucraini sotto le bombe, nel garage di cemento col soffitto basso, ognuno con la sua tazza di Glühwein, intirizziti dal freddo. La piccola festa di cortile, a causa della pioggia e del vento, è corsa ai ripari nel setting più claustrofobico del circondario. Ma ai tedeschi sembra non interessare. Dai a un tedesco una tazza di Glühwein e non c’è limite a ciò che possa ottenere con la sola forza dell’immaginazione.
Se già a me il Natale mette addosso un’infinita malinconia, questo vinaccio da tre euro riscaldato mi ha spaccato in due la testa. Come ogni anno vorrei saltare direttamente a gennaio, lasciandomi questo senso latente di fallimento alle spalle e dando inizio al maledetto nuovo anno.
Invece no. Dobbiamo festeggiare coi colleghi internazionali, poi con quelli nazionali, poi con i vicini e i dirimpettai, gli amici stretti e quelli meno stretti e poi ci sarà qualcun altro, in extremis, che vorrà mangiarsi il pandoro della staffa. Un tripudio glicemico senza fine, una catena di pacche sulle spalle e di arrivederci che non riesce che a mettermi altro che malumore. Questo confine invisibile tra il vecchio e il nuovo anno, questa vuota retorica che si fissa sui giorni del calendario e non prende in considerazione alcun contesto.
Sarà che in famiglia non siamo mai stati eccezionalmente natalizi. Però dateci un taglio, che diamine. Ci rivediamo presto, fin troppo presto, e sarà tutto tale e quale ad ora. Tranquilli. Bevete il vostro Glühwein in tutta serenità.
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