Il salotto d’Europa
Guardare dal finestrino del 4 il Fernsehturm che si staglia contro il cielo grigio, mentre nell’orecchio martella il crescendo di voci del Gloria. Vivaldi in Alexanderplatz, un connubio insperato e felice del quale il compositore stesso si sarebbe potuto stupire. Nè Händel, brandeburghese di nascita, nè Bach o Haydn, ma un coro in latino si solleva dal Salotto d’Europa. Il cemento di Alexanderplatz? Tutt’altro, i porticati di Piazza San Marco.
Ecco, trecento anni bucano le nubi e gettano un raggio tiepido di luce sulla piazza desolata e sporca, sulle bande di ragazzini in cerca di portafogli facili, sugli ubriachi e sui raccoglitori di bottiglie, sui poliziotti e sui turisti grassi. Gloria! L’Europa sciatta, crocevia di culture, l’Europa sempre sull’orlo della guerra, l’Europa ricca e l’Europa povera, Venezia, Berlino, gloria!
Ci vorrebbe un’ombra de vin, su questa gondola d’acciaio che sferraglia verso le periferie. Ci vorrebbe un’ode di gioia per questo tempo inclemente e per questi giorni di opportunità. Un brindisi a questa Europa stanca e infreddolita. Tornerà la primavera. Gloria!
parole: 170