Il naufragio

Sarebbe stato giusto ibernarlo, infilarlo in un tupperware e congelarlo alle Svalbard, surgelarlo come un salmone al suo apice, quando saltava su come un grillo a destra e a manca. Si poteva, si doveva capire che a uno così, uno su un milione, non deve essere concesso di invecchiare. L’invecchiamento di Roberto Benigni è un danno d’immagine per l’Italia quanto il naufragio della Concordia. È l’emblema dell’avvento di un periodo meno felice, il simbolo di un paese che non ha saputo sconfiggere la morte per proteggere le proprie eccellenze. Esisterà, un giorno, un mondo senza Roberto Benigni e per fortuna il diradare delle sue apparizioni, sempre più rare, ancora preziose, ci sta abituando a quell'eventualità. Sarà un mondo meno capace di ridere di sè stesso, meno colorato e più floscio. E in quel mondo in particolare la sinistra italiana, o meglio l’essere di sinistra in Italia, avrà perso ogni gioia e dunque parte del proprio significato. Saremo orfani di un sorriso. 

Avrei potuto riguardare “Berlinguer ti voglio bene”, ieri sera. Ma non ne ho avuto il cuore. 

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Il complotto è sopravvalutato

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