Il compito
Alla fine, temo, tutto ciò che potrò trasmettere a questo benedetto ragazzo sarà un po' di passione. Non la passione per qualcosa in particolare, ma la capacità di appassionarsi alle cose, qualsiasi cosa, la tigna - come la chiamano a Roma - per le cose della vita, per le idee, per le persone, la curiosità costante verso i casi del mondo, le sue storie, passioni che durano un giorno e passioni che durano una vita, poco importa, purché pulsanti, vive. Che non vuol dire che ci si possa annoiare, anzi: i momenti di vuoto sono frutto della passione. Come ci si può annoiare se non si conosce la passione? La noia è l’attesa per la prossima avventura, la nostalgia per quella appena conclusa.
È dunque questo il mio compito: appassionarlo. A una passeggiata, all’amore, alle nuvole in cielo, alle storie dei libri. Non c'è poi molto altro, il resto sarà compito suo. Si dice “amare la vita”, ma ci credo poco; ci sono vite difficili da amare, ci sono vite piene di miseria. Siamo dei privilegiati, ma non significa nemmeno che dobbiamo essere felici anche per conto degli altri. Però possiamo vivere con passione, appassionarci anche a una giornata triste, un abbandono, un fallimento. C'è una bella canzone di Ezra Furman che dice “I’m gonna feel every feelin' in the book tonight”. È quella cosa lì, abbracciare lo spettro, tutto il campionario, senza escludere niente, appunto, con passione.
Buona festa del papà (o del babbo, a seconda), ognuno col suo compito. Che poi è proprio un bel compito.
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