Il calabrone, l’intelligenza artificiale e noi

Mi pare - e lo dico con la dovuta, ignorante cautela - che il meccanismo dell’intelligenza artificiale non sia dissimile dal funzionamento dei processi artistici contemporanei. Se è vero infatti che l’intelligenza artificiale attinge ad un bacino di dati pregressi per fornire risposte mirate a un problema, così anche l’arte contemporanea - incapace di generare il nuovo, propriamente detto - attinge al “database” di ciò che è già stato fatto in passato per proporne una versione rimodulata. Di fatto la tanto temuta intelligenza artificiale è già da tempo tra noi, da quando cioè abbiamo un accesso infinito al creato, dandoci l’impressione che l’innovazione sia diventata impossibile.

C’è questa frase erroneamente attribuita ad Einstein, ma che trovo azzeccata per esprimere al meglio ciò che intendo: "La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.” Al di là che sia vero e al di là di chi l’abbia detto, questo principio rappresenta una bella metafora del peso che spesso ci portiamo appresso e che dovremmo imparare ad ignorare. Alla fine è questo che ci differenzierà dall’intelligenza artificiale: la possibilità di non sapere. Scegliere di essere liberi. Scusate se è poco.

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