I guardiani di Alcañiz
Guardano il pilota manchego sfilare sul traguardo con un fischio. Gli ultimi cento metri li ha percorsi sulla ruota posteriore. Nonostante il casco integrale, se ne intuisce il sorriso maschio sin dalle tribune. Loro sanno che sta guardando nella loro direzione.
La sua gioia è la loro gioia.
Poi si ricordano, all’unisono, come scossi da un gran frastuono.
Rimangono così abbracciati. Mentre le ultime moto sfilano a pochi metri da loro tra rombi assordanti.
Rimangono così abbracciati. Ciascuno a guardia della propria solitudine, entrambi storditi dalle maree che li vogliono complici e poi sconosciuti a seconda dei capricci della luna.
Rimangono così abbarbicati. Ciascuno riflettendo su cosa hanno sacrificato per ritrovarsi insieme, di punto in bianco, dopo tutti quegli anni.
Rimangono così distanti. Ciascuno per conto suo. Entrambi nell’altro. Eppure così distanti.
Si prendono per mano e si avviano ai box.
Avvolti dalla polvere, sul circuito di Alcañiz.
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