“Giovani”
Può piacere o non piacere, politicamente poco importa. Ciò che invece importa è che il primo ministro francese ed io siamo coetanei. Un segnale luminoso di per sè, ma buio se osservato nel contesto italiano, dove a 35 anni sei ancora visto come poco più di un bamboccione. Considerando che, in media, in Italia si abbandona il nido familiare a 30 anni, affidereste il paese a qualcuno cinque anni più tardi? (In Francia i giovani lasciano casa in media a 23 anni - evidentemente in Francia hanno un rapporto tra stipendi e affitti più agevole.)
E si vede anche sul lavoro, dove entro una certa età determinate opportunità non vengono offerte (dunque, più di un tot non si guadagna), dove entro una certa età è impensabile ricevere la credibilità necessaria a raggiungere certe posizioni professionali. Mettici pure che Attal è dichiaratamente omosessuale. Hanno voglia a sfotterlo in quanto fantoccio di Macron, qualcuno direbbe: “Ve la meritate Giorgia Meloni!”
Da questo punto di vista - e di nuovo: piaccia o non piaccia - almeno il “giovane" Matteo Renzi (39) in Italia un alieno lo era per davvero.
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