Effetti speciali
Mi sono ritrovato a pensare a un film che vidi anni fa, durante gli studi di cinema. Ricordo questa sensazione con nitidezza, di doverlo guardare in piedi, di dover mettere il computer sul tavolo della cucina e di guardare tutto il film camminando avanti e indietro, dondolandomi, accovacciandomi, rialzandomi, riprendendo a muovermi.
Sembra, detto così, un vezzo da giovane intellettuale che vuole darsi un tono. Tant’è che io così lo vidi, quel film. Perché era davvero bello. Perché guardandolo mi sembrava come di vedermi allo specchio, di assistere a uno spettacolo del quale io - ignaro - ero il vero protagonista.
Era il film che avrei voluto aver scritto io, che avrei voluto girare io, interpretare io. Così perfetto, in ogni suo aspetto.
Di film negli anni ne ho visti tanti, non saprei nemmeno quantificarli. Ma nessun altro mi diede né, temo, mi ridarà quella sensazione di sconvolgente completezza.
Probabilmente, a rivederlo oggi, lo guarderei comodamente stravaccato sul divano. Questa consapevolezza mi conforta: sapere che aveva un valore in quel momento, in quel luogo, per la persona che ero allora. Che ci saranno cose che mi sconvolgeranno in maniera diversa. Per le quali vale la pena di continuare a cercare con curiosità in ogni cosa.
Però ecco, bisogna avere vent’anni per emozionarsi così. Quella cosa davvero dubito che tornerà. Peccato? Dopo che hai assistito alla meraviglia della nascita di un figlio, temo, diventa più difficile farsi sconvolgere da un film. Perché il cinema è vita. È vero. Ma la vita, a volte, fa impallidire tutto il resto. Senza il costo esorbitante degli effetti speciali.
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