Casa e le patacche
Capacissimi di riempirci la bocca con termini come Made In Italy, senza tuttavia essere stati minimamente in grado di proteggerlo, in grandi città come Berlino è molto facile imbattersi in ogni sorta di patacca. Così tutto si rivela per una parodia dell’Italia, tra bar “italiani”, trattorie “italiane”, ristoranti “italiani”, pizzicherie “italiane”, tavole calde “italiane” e tavole fredde “italiane”. Peggio. Non soltanto il marchio Italia viene svilito dagli stranieri che se ne arrogano liberamente il titolo, disponendone come di un brutto suppellettile, ma anche dagli italiani, che nello sforzo di accontentare l’immaginario che di noi hanno i tedeschi, si dimenticano perfino di come un bar italiano, vero, sia fatto. Una patacca albanese così è difficile che si distingua da una patacca napoletana, entrambe coi corni portafortuna appesi alla porta della cucina, serigrafie dell’Etna, panzerotti di polistirolo e caffè sovrapprezzato che sa di cartone. Tutto italiano, nulla italiano.
Poi, stamattina, il miracolo. Dopo quasi un anno: il Bar Salumeria Sigismondo. Italiano che non sa di “Italia”, ma che sa di casa, non perché usano il caffè italiano (quello lo san fare anche i turchi), ma perché sorridono come a casa. E quel sorriso è gratis. Perché sbattono le porcellane nella lavastoviglie come a casa. E un espresso costa come a casa, non come a Berlino. Ma soprattutto, viene servito con un bicchierino di acqua. I clienti sono italiani perché il Bar Salumeria Sigismondo non assomiglia all’idea che i tedeschi hanno di un bar italiano, ma è, in tutto e per tutto, un bar italiano.
È un equilibrio delicatissimo, ma fa ogni differenza. E ora, finalmente, so dove andare a prendere il caffè al mattino. Non sarà la soluzione a ogni problema, ma renderà certe mattine più sopportabili. Almeno per un po’. Poi si torna casa, quella vera. Che rimane tutta un’altra cosa.
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