Brutti
Ammazza quanto siete brutti. Ma non brutti normale, brutti molto. Ogni mattina che prendo i mezzi vi guardo con ammirazione. Contemplo il vostro scarso amor proprio, il modo in cui vi conciate, ma anche il debole - per così dire - stato di partenza. Siete proprio brutti. E non perché io sia bello, ma anche al corrotto deve essere concesso di riconoscere la corruzione altrui. Non è una bruttezza, la vostra, che però mi mette il male di vivere addosso. Dopo che vi ho visti non mi viene voglia di tornare a casa, di cambiare vita, di guardare una commedia francese. È una bruttezza, la vostra, che mi fa sorridere, come la bruttezza di certi adolescenti che, poverini, poco possono contro i capricci della natura e dell’età. Però siete brutti, eh. Mamma santa se siete brutti. In voi quasi tutto è brutto, a partire dai capelli, che conciate nei modi più bizzarri; è brutta la vostra pelle, massacrata dalle porcherie che mangiate, pallida per la mancanza di vitamine; brutti i vostri sorrisi, con tutto quello che bevete; brutte le vostre posture, abituate ai lunghi viaggi da un lato all’altro della città, al lavoro da scrivania. Brutti, non c’è molto altro da dire. Chi vive in un contesto brutto ha due scelte, o contrastarlo e ricavarsi una propria bellezza, oppure mimetizzarsi nella bruttezza, aggiungendo il proprio brutto al brutto che lo circonda. Voi avete scelto il brutto. Avete voluto essere brutti. Che poi per carità, non è bello ciò che è bello eccetera, non questiono; però in questo mondo di rispetto assoluto per individui perfetti, credo ancora sia lecito riconoscere la bruttezza, obbligatorio - forse. Riderne, in ogni caso. Ma, gesù, quanto siete brutti.
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