Basterà?

C’è un libro che da un paio di giorni mi ritorna sempre alla mente. È La Cena di Herman Koch, in cui due famiglie si ritrovano intorno a un tavolo per discutere di quello che hanno fatto i loro figli. I due ragazzi infatti hanno aggredito un senza tetto, dandogli fuoco, con l’aggravante di una totale assenza di movente. Il romanzo segue alternativamente i monologhi interiori dei quattro, mentre si interrogano su quale possa essere stato il momento in cui, durante il loro percorso di genitori, abbiano sbagliato qualcosa. Il momento che ha innescato il disastro.

È un romanzo vero, genuino, che fa “riflettere”, come si dice.

La tragedia di Paderno (quali altri termini sarebbero più appropriati? L’orrore? L’abisso? Chi potrebbe dirlo) e il vuoto dibattito che vi ruota intorno, mi hanno irrimediabilmente portato a ripensare a quel romanzo. La retorica dell’assenza di segnali, della famiglia modello, del ragazzo come tanti, non possono lasciare indifferenti nella loro assurdità. Ma soprattutto non possono e non devono lasciare indifferenti i genitori.

Guardo questo coso che mi trotterella intorno e che ride in continuazione, col suo pannolino penzoloni e il passo incerto. Guardo questi occhi limpidi, innocenti. Non sanno niente, ancora, del mondo. Penso a tutto l’amore che gli posso dare, alle opportunità, alle attenzioni. E penso: basterà? Davvero nessuno può dirlo. Sbagliamo. È questa la verità: tutti, immancabilmente, sbagliamo. E chi crede di non sbagliare è un illuso. Giudicare col senno di poi è sciocco: avranno sbagliato anche i genitori del ragazzo di Paderno, anche se non sapremo mai quando o come.

Mio figlio arriverà a odiarmi? mi domando. Arriverà a pensare di farmi del male? Quali ragioni gli avrò dato per farlo?

A volte penso che l’unica cosa davvero importante che possa fare per lui sia parlargli delle mie paure. Raccontagli che anche il babbo non è un supereroe, anzi, che non esistono i supereroi; che anche il babbo non capisce il mondo, che anche il babbo a volte si sente triste, che anche il babbo a volte piange, che anche il babbo sbaglia, fallisce, cade. Fargli sentire che le sue paure non sono soltanto le sue paure, che le sue lacrime non sono soltanto le sue lacrime, che quel vuoto che sente lo sente anche il babbo, a volte. E che è normale così. Che va bene così.

Questo posso fare. Il resto sono superflue speculazioni. Non sapremo mai nulla di quello che è accaduto. Quello che ci è dato sapere è lì, nudo, davanti ai nostri occhi. È l’orrore. Oscuro e stordente.

I giovani non sono più soli di quanto siano stati i giovani del passato. Di quanto siamo stati noi. Continuano soltanto a essere circondati da supereroi. Ma i supereroi, come abbiamo detto, non esistono. Purtroppo.

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