Attraverso casa
Soltanto sorvolarla, la Grecia, è uno spettacolo. Atterrare ad Atene senza guardare fuori dal finestrino è delittuoso. Specialmente se il luogo dal quale provieni ti ha congedato con tre gradi e un cielo che sembra latte scaduto.
È l’Europa, bellezza. E ha tutto, tutto!, a portata di due ore e mezza di volo. Te ne atterri nella macchia, assalito dal profumo di Mediterraneo e di formaggio fritto, senza smettere di sentirti parte della stessa tribù. La sua faccia è la mia faccia, le sue mani sono le mie mani. E sono sempre lì, continuano a muoversi e a tagliare il vento, anche quando sono lontano.
Eccomi in una città che non mi rappresenta nulla sul piano affettivo, con la quale non ho alcun legame, che però mi accoglie né più né meno come farebbe una qualsiasi delle nostre città del sud. Con la stessa strafottenza e accecante incuria.
Per quanto figlie della retorica, le mie son sensazioni genuine, lo sento. E il precoce tramonto novembrino, qui, ha un altro sapore che tra le lande del Brandeburgo, così perentorio e avaro.
Per chi, come me, soffre il volo, lasciarsi sorprendere da ciò che ci attende all’altro capo della traversata, ritempra lo spirito di nuova fiducia. E magico sollievo.
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