L’amore in tribuna

Quando ero un bambino questa era la festa mia e della mamma. Le portavo un fiore da scuola e l’aspettavo a casa. Credo si tratti di un’esperienza comune a molti figli maschi (o a molte figlie femmine verso i papà, chiaramente): San Valentino è la festa degli innamorati, amo mia mamma, quindi è la nostra festa. L’amore tra il papà e la mamma invece non compariva nell’equazione, mai. È come se quella componente o fosse data estremamente per scontata, oppure proprio non venisse rilevata. Il papà è papà e basta, questo è il suo unico ruolo. Come faticavo a comprendere che mia mamma fosse a sua volta una figlia. Son cose che nella mia gerarchia mentale non rientravano. Era la prima gelosia, cieca, atavica. La mamma era mia, papà non si doveva immischiare - che continuasse a fare il papà.

Oggi quello escluso sono io. Si può già ora intuire il germoglio della gelosia nei suoi gesti stizziti quando bacio sua madre, i suoi strilli quando la abbraccio. Non parla ancora, ma è già bene in grado di esprimerci il suo fastidio per le nostre smancerie. Quel rapporto, quella relazione, la loro, sarà sempre più forte, più viscerale di qualsiasi altra, dell’amore mio verso di lei, verso di lui. Loro saranno sempre una fortezza inespugnabile. Io, tra le molte altre cose, una potenziale minaccia al loro amore. Ci dovrò fare l’abitudine.

Intanto, auguri agli innamorati, al loro amore senza fine, che è meraviglioso osservare anche dalle tribune.

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