Alla faccia del Lego

Doveva succedere, prima o poi, che qualcuno mi mettesse a giocare con i Lego. In verità non è una cosa nuova, si usa nel counseling da anni. È un modo meno invasivo di lavorare col role play e dare alle persone la possibilità di “mettersi in scena”, osservandosi dall’alto.

Non dico di essere uno scettico, ma si tratta pur sempre di pratiche afferenti all’universo teatrale. Un ambito che, ogni volta che si palesa nella mia vita, mi causa l’orticaria. Ad ogni modo ci sto, non ne avrei il tempo, ma ci sto, d’accordo, giochiamo. E poi, che uno ci creda o no, se ti concedi di entrarci, il gioco ti assorbe. Non fosse altro che negli ultimi due anni, dalla nascita di mio figlio, non mi sono mai concesso di fermarmi per ragionare su me stesso in maniera approfondita.

Dopo due ore facciamo una pausa e io e S ci troviamo sul terrazzo per prendere una boccata d’aria. C’è il sole (che ad Amburgo non è esattamente la prassi) e tira un bel venticello dal porto. Commentiamo le attività.

S è un tipo calmo per natura. Se mi chiedessero di disegnare un tedesco, disegnerei lui: alto, biondo, viso affilato, un portamento da stambecco, tutto petto e mento alto. Mi dice che non sente la pressione, che lui fa il suo lavoro e poi, quando chiude la porta, il lavoro rimane in ufficio. Gli dico che per me non è così, la pressione la sento e di notte poi non dormo. Un po’ c’entra il fatto che avrà un sette o otto anni di esperienza più di me sul groppone, un po’ il fatto che - appunto - è tedesco. Ma c’è dell’altro, a un certo punto S mi dice: “Vengo da una famiglia di gente semplice. È un privilegio. Vuol dire che se qualcosa va male, posso pur sempre prendermi un anno e fare la cassa al supermercato: lì pressione non ce n’è.” e aggiunge: “I lavori più umili ti rimettono tutto in prospettiva.” Io sorrido, ma S è serio. Ha fatto ogni tipo di lavoro, prima di entrare in pubblicità, davvero non teme un anno a pulire pavimenti. È, come dice lui, il privilegio di venire da una famiglia semplice.

Alla faccia del Lego! Ero nervoso, oggi. Ero stanco, oggi. S ha riapparecchiato la tavola. Ora, finalmente, è venerdì.

parole: 390

Indietro
Indietro

Un coltello dalla lama spuntata

Avanti
Avanti

Sul campo