A scanso d’equivoci

Se lo ha detto, evidentemente ce n’era bisogno. “Per evitare equivoci,” ha sentito il bisogno di aggiungere.

Negli ultimi giorni la Polonia è stata colpita dalla più grave alluvione degli ultimi vent’anni, causando esondazioni in alcuni dei suoi centri più popolosi.

Ovviamente si è messa subito in moto la macchina della solidarietà internazionale, con numerosi paesi che hanno prontamente offerto il loro supporto.

Oggi dunque, il primo ministro polacco si presenta in conferenza stampa e ringrazia per gli aiuti. Piccola nota: il primo ministro polacco è Donald Tusk, ex presidente del Consiglio Europeo ed ex presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Ecco. Donald Tusk dunque ringrazia gli Stati Uniti, che hanno dislocato tot risorse in tale zona, e poi ringrazia la Germania. “Sono stato informato dell’invio di truppe di terra dalla Germania.” Pausa. “Se dunque vedete arrivare soldati tedeschi, niente panico, si tratta di aiuti. Per evitare equivoci.”

Nessun popolo ha sofferto, durante la seconda guerra mondiale, quello che ha sofferto la Polonia. La Polonia è stata il tragico anfiteatro del conflitto tra Oriente e Occidente, il ring sul quale si sono disputati gli scontri più tragici, le vicende più sanguinose. Oggi, di fronte alle parole di Tusk, di fronte a quel “Per evitare equivoci,” si potrebbe sorridere, si potrebbe pensare a una frase detta nella concitazione dell’emergenza, o dettata dalla stanchezza accumulata negli ultimi giorni.

Oppure, più semplicemente, a ottantadue anni dal rastrellamento del ghetto di Varsavia, certe ferite non si sono ancora rimarginate. Il suono di certe parole non è scomparso dalla memoria di tutti. Certi volti, certi sguardi, non sono stati dimenticati. Un soldato tedesco, nel 2024, nell’Europa Unita, nell’era dell’intelligenza artificiale, ancora può generare scompiglio. Può causare “panico”.

Sarà stata davvero la stanchezza. O la confusione. Oppure Tusk sa esattamente di cosa sta parlando. Si chiama “memoria”. I polacchi, è evidente, ce l’hanno lunga.

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