un cretino. uno dei tanti

in coda alle poste di un minuscolo comune del novarese, di prima mattina, ho dovuto sorbirmi la triste presenza di un cretino. un individuo completamente fuori contesto, tarchiato, sulla cinquantina, vestito da ragazzino e con le braccia tatuate, che aveva deciso di intrattenere quattro pensionate e me sul tentativo (sventato) di draghi di far affondare la piccola media impresa affogandola nelle tasse. come dicevo, un cretino. tutto nasce dal fatto che una delle pensionate si lamentava che molti bancomat nei centri circostanti erano stati chiusi recentemente, il cretino allora attacca una carampistola su come le chiusure non siano una coincidenza, ma il tentativo di far sparire il contante dalla circolazione. lo so, dovrei imparare a stare zitto, ma distrattamente commento “che non sarebbe così male, no?” apriti cielo. in breve faccio appello al mio talento per serrare l’udito ai vaneggiamenti dei cretini e lascio che il poveretto metta in piedi il suo show, pregando che finisca presto.

non finisce presto. con la dimestichezza di un economista di lungo corso, il cretino espone l’elaborata soluzione ai mali del paese: tagliare le tasse. sono lilì per consolarlo che se non gli hanno ancora conferito il nobel è solamente perché è tutto un grande magnamagna (cit). questa volta mi trattengo.

poi, se dio vuole, arriva il suo turno. tirano un sospiro di sollievo le pensionate ed esco dall’apnea anche io, quando da dentro, il cretino comincia a elargire complimenti alla dipendente di sportello: “cazzo ma a saperlo ci vengo tutti i giorni in questa filiale”, “hai capito le poste italiane?”, “no ma seriamente, tu sei uno spettacolo!” allorché fa addirittura capolino dalla porta, cerca proprio me e mi fa “mica scemo anche te a stare qui in coda” e mi strizza l’occhiolino, ma dalla mia bocca esce solamente un rassegnato “usignur” il cui senso lui non coglie; e da dentro il siparietto continua: “ma lo so io perché ti han scelta a te, dalla foto sul curriculum!” e via dicendo. uno spettacolo raccapricciante, che soltanto per essere costretto a condividere col cretino l’apparato genitale io mi vergogno di stare al mondo.

il cretino poi - che in tutto questo mi era passato avanti - completa la sua disposizione (guarda caso un deposito e un bonifico) e si congeda mentre io fingo di aver ricevuto una telefonata. entro dentro all’ufficio e trovo la dipendente delle poste stremata dall’indesiderato incontro. devo soltanto spedire una busta. non ho il coraggio nemmeno di commentare l’accaduto, anche solo per mostrare un poco di solidarietà, perché ho paura di accrescere soltanto il suo imbarazzo. mi rassegno a pensare che basti mostrarsi cortesi, dire grazie e gentilissima e buona giornata per ripristinarle quel minimo di fiducia nell’umanità per permetterle di spuntarla fino a mezzogiorno. ma la verità è che non basta. davvero non basta più. ma qui non siamo a milano né a new york; siamo in un paesino di mille anime con una media di età che si aggira intorno alla settantina. niente #metoo per la signorina allo sportello. sarà per il prossimo secolo, visto il tenore del dibattito in questa campagna elettorale.

p.s. quello sarà anche stato un cretino (di quelli col brevetto), ma temo che scenette come questa siano ancora all’ordine del giorno. giusto per ricordare ai milanesi in ascolto che milano non è l’italia.

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