un atto di violenza

la resistenza s’è fatta e sempre si farà con le armi. parafrasando mao: “la rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. la rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza“ e non vi è una definizione più corretta per inquadrare il movimento di liberazione che condusse al 25 aprile 1945. negarlo è sciocco e mostra malafede. basta guardare una qualsiasi delle migliaia di immagini simbolo di questa giornata, per notare come le armi siano protagoniste incontrastate dei ritratti. mussolini non si è spento in carcere dopo essere stato processato, ma è stato fucilato a giulino di mezzegra ed esposto in piazzale loreto, al fianco di claretta petacci e dei gerarchi nicola bombacci, alessandro pavolini e achille starace. a monito per i fascisti di domani. questo vuol dire che la violenza è bella? che chi ama la libertà ama anche il piombo dei proiettili? simili equazioni son degne soltanto di menti puerili e di ragionamenti ignoranti. uccidere i tiranni è parte integrante dell’emancipazione dei popoli sin dalla rivoluzione francese ad oggi ed è un retaggio di cui non possiamo andare che fieri. chi oggi non ha voluto vedere un nesso tra la resistenza ucraina (qualsiasi sia il suo colore) e il 25 aprile del 1945, è orbo o stronzo. chi oggi ha cantato bella ciao e professa un pacifismo demilitarizzato, ha mancato di ascoltarne le parole, poiché bella ciao racconta una storia di morte. il 25 aprile si celebra la vita, è chiaro, ma si commemora la morte, di coloro che sono caduti per la nostra libertà, ma anche quella degli invasori che per essa sono stati eliminati. la resistenza italiana e la conseguente liberazione sono fatti storici violenti. l’italia era in guerra, fu governata da un despota e occupata da un invasore. e come ha puntualizzato questa mattina il presidente della repubblica: “resistenza è opporsi a un invasore”. 

avevo soltanto bisogno di rimettere in ordine questi pochi, semplici fatti. altrimenti con la confusione che si è fatta di questa giornata, uno rischia di diventare vauro. o l’anpi. 

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