una sinistra senza sinistra

continua il lento calvario verso la festa della liberazione, appuntamento ormai preda di qualsiasi cretino in malafede di questo benedetto paese. ogni giorno ormai dobbiamo sorbirci pareri fino ad oggi sopiti per decenza, scandagliando tutta la gamma di stronzate e luoghi comuni, rispolverati con il pretesto della guerra in ucraina. al consueto sindaco fascista che vieta bella ciao nelle scuole perché “divisiva”, si uniscono opinionisti fascisti della domenica e professori fascisti filo-putin, supporter sfegatati del “si stava meglio quando si stava peggio”. non solo, ahinoi. non bastavano le sparate imbecilli di pagliarulo a inzaccherare il buon nome dell’anpi e dei partigiani caduti per la nostra libertà - al coro di minchioni ha scelto di unirsi nientepopodimeno che la marcia perugiassisi della pace. sessant’anni di storia buttati in una locandina, questa sì, divisiva per davvero. 

l’illustrazione di un genitore abbracciato al proprio figlio, la bocca deformata in un urlo munchano, due proiettili sibilano davanti e dietro i due sventurati: uno bianco in una direzione, uno nero nell’altra. e poi lo slogan della marcia di quest’anno (in caratteri che richiamano lo stile fascista, se proprio vogliamo dirla tutta): “fermatevi! la guerra è una follia”. 

fermatevi. di nuovo, ancora e ancora una volta: il plurale, proiettile nero e proiettile bianco, invasori e invasi sullo stesso piano. fermatevi. ma cosa costava lasciare la pace alla pace, senza dover imporre il proprio scemo parere sporcato dalla retorica filo-russa? lasciare la madre e il figlio, quell’urlo già esplicito, lo slogan: “la guerra è una follia”. costava tanto? 

di nuovo quindi l’invito al popolo ucraino a tirare i remi in barca e ad alzare bandiera bianca, cedendo all’invasore. di nuovo la pace, sì, ma col culo degli altri, la pace di vauro e del “senza ze e senza vla”. 

che bruttura della storia, questa sinistra italiana, implosa nelle proprie storture, nei propri malintesi, nei propri cortocircuiti. 

ogni giorno più distante dai propri valori, dal proprio trascorso, dalla povera gente, dall’empatia, dalla generosità. una sinistra ogni giorno più lontana dalla sinistra. 

anche la resistenza avete sporcato.

non contenti, avete inzaccherato pure la pace. 

fermatevi! sì, ma voi, voi compagni incartapecoriti col girello. fermatevi in fretta, che da certi errori poi non si tornerà più indietro. 

parole: 367

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