professione: calciatrice

ricordo quando in prima liceo mi trasferii a vivere in germania per un semestre di scambio. senza soffermarmi sull’esperienza in sé che - prescindendo dal dolore che comportò - mi limito qui a definire un fiasco, di certo la partita femminile tra italia e germania rappresenta una delle memorie più felici. mi pare si trattasse semplicemente di un’amichevole, lo stadio era la piccola struttura che ospitava le “lillien” di darmstadt, saremo stati in tutto un paio di centinaia di persone. era la prima volta che vedevo una partita femminile e proprio in quell’anno la mia passione calcistica mi aveva abituato particolarmente bene, trattandosi della trionfante stagione del milan di ancelotti in champions league e coppa italia. insomma, non era davvero detto che il livello di spettacolarità del match potesse incontrare le mie aspettative, ma davvero lo fece, sorprendendo il mio scetticismo tutto italiano e regalandomi un momento di raro conforto in quel difficile periodo.

scoprire oggi, che le ragazze che al tempo avevo visto scendere in campo non erano considerate professioniste, mi da una strana sensazione; principalmente mi fa sentire vecchio, parte di una generazione che io credevo essere di estremo progresso e di superamento degli stereotipi di genere e che in verità verrà ricordata nei libri di storia come ancora appartenente alla preistoria del genere umano. scoprire oggi, che soltanto due giorni fa, nel duemilaventidue, le calciatrici  hanno ricevuto lo status di professioniste e che fino a due giorni fa scendevano dunque in campo senza tutele in caso di malattia, senza indennizzi di maternità, mi fa sentire un fossile.

qualche tempo fa ascoltavo un podcast sulle olimpiadi di città del messico del 1968 e mi aveva particolarmente colpito scoprire che gli atleti di colore non godevano al tempo del diritto allo status di professionisti. nel millenovecentosessantotto. al contempo, fino al giugno del duemilaventidue le giocatrici dello sport ampiamente più popolare del nostro paese godevano degli stessi diritti di un afroamericano nell’america di lyndon johnson. così, per dire. l’uomo non eran ancora sbarcato sulla luna.

puma per la stagione entrante ha raddoppiato l’investimento sulla formazione femminile del milan: parliamo di trenta milioni di euro. sono tentato di seguire loro, da fine agosto. almeno si potrebbe trovare ancora un poco di cattiveria, e di fame, e di voglia di riscatto. parentesi: loro il mondiale lo giocano eccome.

dunque - evviva. ma che ritardo. e che senso di pesantezza.

parole: 399

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