il passero marchigiano

soltanto oggi ho scoperto che il logo della regione marche è questo:

a metà strada tra un discount di provincia e un’impresa edile, la m incrociata con un passero, condito con l’accostamento di colori più insopportabile della tavola cromatica.

decido di approfondire.

scopro che il passero in realtà dovrebbe essere un picchio e che lo sforzo creativo è stato compiuto non da una ma da ben due persone: maurizio catani e gianni veroli. il fatto che nessuno dei due compaia su google la dice lunga.

la legge di adozione dello stemma dice qualcosa a proposito del picchio e della sua relazione coi sabini, ma nulla giustifica circa l’orrore della resa grafica. eppure un aneddoto del 1995 potrebbe spiegare almeno una certa frettolosità nella realizzazione del misfatto.

in occasione della festa delle forze armate, infatti, l’allora presidente della repubblica oscar luigi scalfaro volle esibire al quirinale gli stemmi di ogni regione. questi tuttavia non erano ancora regolamentati da alcuna legge e dunque in molti casi (tra i quali evidentemente quello delle marche) si optò per arrangiarsi alla bell’emmeglio. e sì che i riferimenti (e un certo pattern comune) non mancavano. si sarebbe potuto attingere alla bandiera della marca anconitana:

oppure a quella della repubblica bonapartista di ancona.

perfino tocca riconoscere che anche lo stemma proposto dalla lega nord avesse una sua dignità rispetto al passero nero-verde:

insomma, guardando tutte le bandiere una di fianco all’altra, quella delle marche non cessa di saltare all’occhio. ed è un peccato, perché davvero non rende giustizia ad una delle regioni più belle e sottovalutate della penisola. perché si, quella di bob noorda non sarà questo gran capolavoro, ma parliamo comunque della lombardia. che con tutto il bene che le si vuole —

parole: 287

Indietro
Indietro

vita in polvere

Avanti
Avanti

il potenziale disgraziato