129 x 365

avevo scritto un lungo resoconto di questo anno che per me ha rappresentato una rivoluzione copernicana, ma rileggendo le tante - troppe - parole, ho deciso di eliminarle, poiché nemmeno lontanamente erano in grado di rendere l’idea degli immani cambiamenti che hanno stravolto la mia vita nel duemilaventidue. penso che qui basti ringraziare tutti coloro che nell’arco di quest’anno hanno avuto la pazienza di leggermi. le 129 parole hanno rappresentato per me una sfida erculea che tuttavia mi ha permesso di ritagliarmi ogni giorno uno spazio mio di riflessione, aiutandomi a misurare attenzione e stile al servizio di un lettore molto spesso attento. non so se da domani - ora che ho esaurito con questo ultimo pezzo la mia missione - continuerò a impormi di scrivere ogni giorno che dio manda in terra; di certo sarebbe bello, ma questo tempo oramai prettamente serale va a sovrapporsi con l’unica finestra a disposizione della lettura e se c’è una cosa che ho imparato è che non si può e non si deve scrivere senza prima leggere. mi piacerebbe che questo piccolo diario tornasse ad essere una più genuina testimonianza di pensieri semplici, più che un assiduo commento dei fatti del mondo - onere presuntuoso che, non richiesto, da solo mi sono imposto - e per farlo, forse, dovrei prima liberarmi dalle catene dell’imposizione seriale. chissà se ci riuscirò.

nel mentre che decido, rinnovo i miei ringraziamenti e auguro a tutti un anno come quello che ho vissuto io, ricco da sembrare tre, felice il più delle volte, in cui soprattutto ho avuto modo di imparare tanto, a partire da me stesso.

e se non l’avete sentito, ascoltate il discorso del presidente mattarella, che soltanto bene vi fa. ci vediamo dall’altra parte.

parole: 289

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dio non voglia