il giorno di servizio
dicono di “vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo”. se veramente lo facessimo, o solamente ci provassimo, sarebbe una vita che non vale la pena vivere. che vita sarebbe senza prospettiva, senza respirare per il prossimo giorno, per il prossimo anno, per il prossimo traguardo, per la prossima sorpresa. intensità. solo questo dovremmo cercare? che inferno sarebbe? ci sono giornate di servizio e vanno onorate in quanto tali; e se il nostro ultimo giorno sarà un giorno di servizio, beh, che male farebbe? ci nutriamo di tasselli. vivere ogni giorno come se fosse il tassello decisivo, finale, della nostra costruzione, l’apice di ogni nostro desiderio, che prospettiva ci darebbe sull’altezza del castello che vogliamo costruire?
poi te ne vai così, a ventisette anni, nel sonno di un giorno di servizio, senza avvisi, nel silenzio, in punta dei piedi, e il tuo ultimo pensiero dovrebbe essere rivolto alla genericità di quella giornata appena trascorsa? non penso. si può vivere appieno e andarsene in un giorno di servizio. e va bene così. è la costruzione incompleta, quella sì, che è tragico guardare. maceria, e fregatura, e polvere, con una prospettiva tradita.
ci mancherai Nic, buon viaggio.
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