L’uomo dell’organetto

É considerato il Lied più malinconico di Schubert, l’ultimo dei componimenti della Winterreise. “L’uomo dell’organetto” racchiude tutto il dolore del compositore per la sua condizione (morirà di lì a breve, giovanissimo, di sifilide). “Nessuno l'ascolta/ nessuno lo vede/ e ringhiano i cani intorno al vecchio/ Indifferente a tutto lui gira/ gira, l'organetto mai non tace.”

Non è servito nemmeno che lo riascoltassi una seconda volta: tale è la perfezione della scelta musicale nel “In Bruges” di Martin McDonagh. L’amara ironia delle tragedie umane è alla base della sua filmografia, così coerentemente intessuta di opera in opera fino al più recente Banishees.

Si tratta di un episodio piccolo, eppure l’impiego di un’opera romantica così finemente selezionata, racconta quanto una dimensione profondamente artigianale appartenga tutt’ora al cinema d’autore, scavando la trincea tra i prodotti uniformi delle piattaforme di streaming e un linguaggio cinematografico unico.

parole: 142

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