Un consumatore mi disse

“Proviamo ad andare incontro ai desideri dei consumatori,” mi sento dire oggi. I desideri dei consumatori. Non siamo pronti, da questa parte della barricata, a scoprire che i consumatori non desiderano alcuna delle cose che abbiamo da offrire loro.

Chiunque siano “i consumatori”, peraltro. Come dire “i mammiferi”. Comunque.

Cosa desiderano “i consumatori”, davvero? Spendere meno? Prodotti di maggiore qualità? Più comodi? Più belli?

Per capire cosa desiderano “i consumatori”, temo, dobbiamo porci la domanda inversa: cosa temono i consumatori? La morte. La solitudine. L’infelicità.

E noi? Cosa abbiamo da offrire loro per mitigare queste angosce?

Cose. Su cose. Su cose. Montagne di cose sotto le quali soffocare la paura di morire, di restare soli, di essere infelici.

Vogliamo provare davvero ad andare incontro ai desideri dei consumatori? Non c’è budget per assumere un nuovo grafico, figurati per sconfiggere la paura di morire.

Al massimo possiamo tenergli compagnia, al consumatore. Tenerlo per mano. Sarebbe già tanto. Ma quella si chiama beneficenza.

Ed è infatti questo che vuole,  davvero, “il consumatore”: attenzioni disinteressate. La negazione della vendita.

Non l’ho detto, al collega. Non era pronto.

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