Sembriamo cretini

Ogni anno festeggiamo il cane come uno di noi. Facciamo una “torta” di carne e croccantini, ci mettiamo sopra una candelina, spegniamo le luci e cantiamo tanti auguri a te. Poi dopo ci sono i regali. Sembriamo cretini. Ma si tratta di un momento di gioia e spensieratezza autentiche, perché anche se non crediamo che davvero il cane sia uno di noi al 100%, ci piace trattarlo come tale. Ci piace soprattutto che il bambino lo consideri un componente della famiglia.

Non si tratta di umanizzare la bestia: non le mettiamo cappottini e non la facciamo sedere a tavola. Piuttosto la celebriamo nell’unico modo che conosciamo per nostra cultura. Come quando due individui di etnie differenti si scambiano doni dalle rispettive civiltà. Come quando gli occidentali vanno in Tibet e incontrano il Dalai Lama: anche loro si vestono da cretini e si scambiano un tovagliolo di seta. Tipo.

Molly, coi sui undici anni, non capirà le parole della canzone, ma apprezza di certo la torta e le attenzioni speciali. A volte per sentirsi amati basta davvero poco.

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