Piangere per Stefano Pioli

Osservo con terrore la regia di Dazn indugiare su una sequela di individui che piangono durante il saluto di ieri a Stefano Pioli. Tifosi devoti, versare vere lacrime per l‘esonero dell‘allenatore del Milan. Piangere, proprio con il respiro corto, le espressioni contrite e tutto il resto. E non ragazzini, che forse potrei quasi perdonare (ma manco troppo): esseri umani adulti, donne e uomini, intabarrati in rosso e nero, che versano lacrimoni disperati. Per Pioli. Roba da Corea del Nord. Soltanto che qui parliamo di un allenatore di pallone che al Milan, peraltro, ha fatto vincere uno scudetto in cinque stagioni. Bello eh. Ma quando se ne è andato Ancelotti cosa avete fatto, tentato il suicidio? Quando ha giocato l’ultima partita Maldini siete andati a piedi a Lourdes?

Piangere per il calcio. Roba da pazzi. Piangere per Pioli significa non avere idea di cosa succeda nel mondo, significa non aprire mai un quotidiano che non sia la Gazzetta, un libro che non sia Io, Ibra.

Piangere per il calcio - ma peggio ancora, per l’addio di Pioli - è un atto criminale, un assalto ai valori democratici, un’aggressione bella e buona agli organi di informazione. Iperboli? Mi mancano soltanto le parole per esprimere appieno non la mia rabbia, ma davvero la mia preoccupazione. Nel 2024, piangere non per i morti nel Mediterraneo, nemmeno per i bambini di Gaza, diamine, per Stefano Pioli.

Che vita conducete? In cosa credete? Per gli altri sei giorni della settimana, quelli dove il Milan non gioca, come vi intrattenete? Sono preoccupato per voi, ma soprattutto, sono preoccupato per noi. Nessuno dovrebbe essere in grado di chiudere occhio fin quando ci sarà chi piange per l’esonero di Pioli. Credete che stia esagerando? Soltanto perché non ci avete pensato abbastanza.

parole: 292

Indietro
Indietro

Ho cercato, talvolta, di darmi un tono

Avanti
Avanti

Compagni di mondo