La prima domanda

“Babbo glad?” mi chiede improvvisamente serissimo nella vasca. “Certo amore,” gli rispondo subito, colto in contropiede.

È la prima volta che me lo chiede, non so nemmeno se mi abbia mai posto una domanda prima d’ora. Mi ha proprio toccato il mento e me lo ha chiesto, non poteva essere altro che una domanda. “Babbo felice?”

Non solo è la prima volta che me lo chiede lui, ma è la prima volta che qualcuno me lo chiede da moltissimo tempo.

È mio figlio e non ha ancora due anni, penso, non posso dirgli che non lo so, che è una delle domande più complesse che mi si possano porre, che non so nemmeno se ci credo più alla felicità, che se la sono inventata gli americani, la felicità. “Certo amore,” è giusto che gli dica. Perché quelli con lui, se effettivamente la felicità esiste, sono i momenti in cui mi avvicino di più ad esserlo.

Ma poi lo metto a letto e continuo a pensarci. Babbo è felice? Non c’è una risposta veloce. Ma una risposta, poi, c’è? Gesù, è la sua prima domanda e sono già nel panico. E quando mi chiederà se credo in dio?

Oscar Wilde ripeteva: “Chiunque nella vita ti può dare risposte, ma per fare una domanda occorre un genio”. È infondo questa la grandezza dei bambini.

parole: 222

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