La classe operaia va sulla Ringbahn

Alle cinque del mattino, sul treno del Ring, si muove la working class berlinese. Non sporadici operai specializzati, ma una folla nutrita di uomini storti e rigidi, in marcia verso i cantieri. Molti di loro indossano già il casco di sicurezza, gli altri le scarpe antinfortunistiche, ma anche senza questi due elementi, le loro professioni verrebbero rivelate dagli schizzi di vernice sui pantaloni e dalle mani pesanti come badili. A guardarli sembra impossibile capire se si tratti di trentenni usurati o di cinquantenni con incalcolabili cantieri sul groppone.

È confortante, in una certa misura, incontrarli a quest’ora del mattino. L’accessibilità di beni un tempo considerati di lusso, fa sì che queste persone mi somiglino: indossano indumenti simili ai miei, hanno telefoni come il mio, orologi più tecnologici di quello che porto al polso. Ma siamo poi davvero simili? La verità è che di loro non so nulla. Oltre le apparenze, frequentiamo angoli di città differenti, i nostri figli non vanno all’asilo insieme, non frequentiamo le stesse località durante le ferie. Guardiamo cose diverse, ascoltiamo cose diverse, leggiamo cose diverse, abbiamo diverse concezioni del mondo e della vita.

Eppure: è possibile dire con certezza, tra me e loro, chi sia più felice? E mentre mi pongo queste domande, nonostante le differenze, scendiamo alla stessa fermata. Dovrà pur dire qualcosa.

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Il loro tempo