Il carillon

Saremo anche schiavi dell’economia dell’attenzione. Vivremo anche le nostre giornate assorbiti in apnee digitali. Avremo anche la concentrazione di un pesce rosso. Sarà. Ma due volte al giorno, ogni giorno, alle 11 e a mezzogiorno, suona il carillon del municipio di Monaco in Marienplatz. E due volte al giorno, ogni giorno, la piazza si gremisce di persone di ogni età e provenienza che, immancabilmente, rivolgono la loro totale attenzione a un giochino da bambini: un carillon. Una roba che tra l’altro sembra medievale e invece c’ha cent’anni. 43 campane e 32 statue a grandezza naturale che rievocano due racconti della storia cittadina del XVI secolo. Quanto potrà mai durare questo giochino? Una manciata di secondi? Macchè: 15 minuti. Roba da torcicollo. 

Eppure tutti lì, immobili, il naso rivolto all’insù, ammaliati da uno spettacolino da elementari: campanelli e cavalieri. 

Hanno voglia a raccontarmi che i social media hanno precipitato il mondo in un oblio irreversibile. A me sembriamo sempre gli stessi scimuniti, con la stessa capacità di meravigliarci. La stessa voglia di essere bambini, sbalorditi, rapiti. Di fronte a un carillon. 

parole: 180

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