I miei camorristi

Tempo fa sentii dire questa frase a una collega: “Ieri sera è morto il mio camorrista preferito.” Era abbastanza seria e si riferiva all’ultimo episodio di Gomorra in tivù. A riprova che, nel contesto della spettacolarizzazione di tutto, riusciamo a scoprire passioni a dir poco di cattivo gusto.

Non lo trovo tuttavia dissimile dal modo in cui, nel mio contesto professionale si commenta, con enfasi e malsana ammirazione, una campagna ben congegnata, anche se a discapito di risvolti ambientali tragici. Penso per esempio a RedBull, benchmark ormai immancabile di ogni brainstorming strategico. L’ammirazione per la creatività che accompagna le sue iniziative di marketing è sì spesso giustificata, ma a che prezzo? Fino a dove è lecito spingere la propria ammirazione, difronte alla consapevolezza del disastro? Se i camorristi sono i brand, è sempre ammissibile stimarne le gesta criminali?

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Lei

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Il grande fastidio