Come uno qualsiasi

Si trovava a New York, Bill Gates, per un evento. Poi, in un momento di distrazione, deve aver buttato lì l’idea al suo assistente: e se mi andassi a mangiare un hot dog a Times Square? “Come uno qualsiasi.” L’assistente, è evidente, lo contraddice malvolentieri. E così Bill si avventura tra di noi, a fare cose come quelle che faremmo noi, con una piccola differenza: lui è Bill Gates. Che non è Lebron James o Madonna - una “celebrità”, come diremmo - ma rappresenta una categoria a sé, perché trascende la figura del miliardario - Bill Gates è Bill Gates e basta.

E il modo in cui lo fa racconta tutto il suo non essere, appunto, “uno qualsiasi”, ma un alieno, sotto mentite spoglie (malcelate), del tutto a disagio in un mondo al quale ha smesso di appartenere troppo tempo fa. Mani a mazza tasca, lo sguardo inquieto, la postura fintamente disinvolta, Bill sembra maledire la sua scelta un momento dopo aver messo piede tra la calca.

Facile ironia a parte, mi sono domandato, guardando i video del suo pur breve pellegrinaggio tra noi mortali, cosa si deve provare a non appartenere più tra i tuoi simili, a sentirsi estrano nel mondo reale. Deve essere una sensazione particolare, un’esperienza davvero solitaria. Basta guardarlo bene: così fuori luogo, nel crocevia del mondo.

parole: 221

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