Coché Bruciòl

Ci sono pochi altri versi, al mondo, che hanno questa sonorità. Una forma retorica a sé, con uno schiocco, come un dialetto africano, come la portiera di una macchina.

Dice:

E venne il fuoco/

Che bruciò il bastone.

Coché Bruciòl. Io lo sento così, come un’altra canzone. Quando la canto al bimbo la sera (edulcorata, con meno morti ammazzati), aspetto solo che arrivi il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane. Perché così so che la posso ricantare almeno sei volte, fino a quando non arriva il Signore, sull’Angelo della Morte (parte tagliata).

Mi riempie la bocca, è una cosa che mi riconnette con la mia infanzia, mi fa sentire bene. Una specie di rifugio dai mali del giorno (che sono pochi chilometri a sud, un volo a planare) che mi dice che andrà tutto bene. Fino a quando il fuoco brucerà il bastone, andrà tutto bene. Buona notte, amore mio.

parole: 153

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Posso chiamarti Betti?

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Con la pioggia e tutto il resto